Oggi, 6 aprile, con un’azione comunicativa a “Eataly” di Ostiense, abbiamo lanciato la campagna di autoriduzioni #nondobbiamononpaghiamo, all’interno di una giornata che vedeva i movimenti, mobilitati in modo ampio e diffuso, prendere casa e riappropriarsi della libertà di scelta sulle proprie vite: 13 nuove occupazioni abitative e non, tra cui due studentati.
Entrati nel Centro Commerciale abbiamo simbolicamente riempito un carrello con alcuni dei prodotti in vendita più costosi, e con striscioni e volantini abbiamo espresso i nostri contenuti e spiegato il senso della campagna, per invitare tutti a parteciparvi, riscontrando un eccessiva reazione della sicurezza. Noi non ci fermeremo. Abbiamo deciso di ribellarci al ricatto della crisi e quella di oggi è stata solo la prima di una serie di azioni sul territorio alle quali invitiamo tutti a prendere parte attivamente.
raasegna stampa: http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/04/06/foto/i_centri_sociali_protestano_da_eataly-56095514/1/
#nondobbiamononpaghiamo
Siamo gli ingovernabili, le irrappresentabili , i precari, le giovani che subiscono sulla pelle gli effetti e i dispositivi della crisi ma che sanno quanto è inutile ogni lamentela, così come è inutile ogni rimbocco di maniche.
La verità è sotto gli occhi di tutti! La si vede nella miseria dei lavori che siamo costretti ad accettare a causa di quel ricatto sociale che ti vuole o senza cibo o in prigione in un momento in cui a decidere sulle nostre vite sono la finanza e la polizia e dove ogni tipo di interlocuzione tra governi e governati altro non sono che specchietti per le allodole, buoni a riempire qualche pagina di giornale e le bocche di un popolo rassegnato, che cova tanta rabbia ma forse non sa bene per chi o per cosa.
Oggi è un lavoro trovare un lavoro ma paradossalmente siamo produttivi in ogni momento della nostra esistenza e del lavoro “di una volta” come i nostri nonni se lo ricordano non rimane che l’immaginario, buono per farti sentire in colpa se disoccupato o se difficilmente adattabile allo sfruttamento.
La maggior parte di noi è costretta a lavorare ma se queste sono le condizioni non abbiamo remore a dire che preferiremmo non farlo, che ci fa schifo, che vogliamo reddito slegato dal lavoro perché ne abbiamo abbastanza di dissanguare noi stessi e le nostre famiglie.
Siamo la generazione senza più ansia del futuro , ma con l’ansia e basta. Quella precaria, senza casa e senza sistemi di welfare ma che non ha perso la determinazione e la voglia di immaginare un mondo diverso a partire dai nostri quartieri, dai nostri bisogni e desideri.
Non vogliamo chiedere, vogliamo decidere e prendere.
Non vogliamo elemosinare, vogliamo il meglio.
Vogliamo il pane ma anche le rose.