[singlepic id=9 w=320 h=240 float=right]Siamo gli ingovernabili, le irrappresentabili , i precari, le giovani che subiscono sulla pelle gli effetti e i dispositivi della crisi ma che sanno quanto è inutile ogni lamentela, così come è inutile ogni rimbocco di maniche.
La verità è sotto gli occhi di tutti!
La si vede nella miseria dei lavori che siamo costretti ad accettare a causa di quel ricatto sociale che ti vuole o senza cibo o in prigione in un momento in cui a decidere sulle nostre vite sono la finanza e la polizia e dove ogni tipo di interlocuzione tra governi e governati altro non sono che specchietti per le allodole, buoni a riempire qualche pagina di giornale e le bocche di un popolo rassegnato, che cova tanta rabbia ma forse non sa bene per chi o per cosa.
Oggi è un lavoro trovare un lavoro ma paradossalmente siamo produttivi in ogni momento della nostra esistenza e del lavoro “di una volta” come i nostri nonni se lo ricordano non rimane che l’immaginario, buono per farti sentire in colpa se disoccupato o se difficilmente adattabile allo sfruttamento.
La maggior parte di noi è costretta a lavorare ma se queste sono le condizioni non abbiamo remore a dire che preferiremmo non farlo, che ci fa schifo, che vogliamo reddito slegato dal lavoro perché ne abbiamo abbastanza di dissanguare noi stessi e le nostre famiglie.
Siamo la generazione senza più ansia del futuro , ma con l’ansia e basta. Quella precaria, senza casa e senza sistemi di welfare ma che non ha perso la determinazione e la voglia di immaginare un mondo diverso a partire dai nostri quartieri, dai nostri bisogni e desideri.
Non vogliamo chiedere, vogliamo decidere e prendere.
Non vogliamo elemosinare, vogliamo il meglio.
Vogliamo il pane ma anche le rose.
#nondobbiamononpaghiamo
#lemondeestànous